Come Viene Calcolato il Dow Jones
“Il Dow Jones è in miglioramento, il Dow Jones è in calo…” Quante volte abbiamo sentito tali affermazioni. Le notizie quotidiane di borsa non sarebbero complete senza un rapporto sull’apertura e la chiusura di questo indice di mercato. Ma nonostante abbiate certamente sentito parlare del Dow Jones Industrial Average (DJIA) in aumento o in calo di un certo numero di punti, sapete cosa rappresentano questi punti? Continuate a leggere per scoprire come funziona il Dow e come questo influenza gli investitori e il mercato finanziario.
Il Dow Jones e il Mercato
Negli Stati Uniti ci sono tre principali indicatori o indici dei movimenti del mercato: il Nasdaq Composite, il Dow Jones Industrial Average (DJIA o “the Dow“) e lo Standard & Poor’s 500. Insieme, questi indici di mercato fanno riferimento al Security Market Indicator Series (SMIS) e forniscono un segnale di base sull’andamento dei mercati finanziari durante il giorno. Di questi tre, il DJIA è il più ampiamente pubblicizzato e discusso. Fortunatamente per noi, è anche il più facile da calcolare e spiegare!
Breve Storia del Dow
Il Dow Jones & Co. fu fondato nel 1882 da Charles Dow, Edward Jones e Charles Bergstresser. Nonostante alcune errate credenze popolari, le prime medie dell’indice non furono pubblicate sul Wall Street Journal ma nel suo “precursore”, chiamato Customer’s Afternoon Letter. Le prime medie non includevano nemmeno titoli industriali. L’attenzione dell’indice si concentrava sulle growth stocks, che al tempo erano rappresentate principalmente società di trasporto. Ciò significa che il primo indice Dow Jones includeva nove titoli ferroviari, una società di navi a vapore e una società di comunicazioni. Solo il 26 maggio 1896 Dow divise i titoli del settore trasporti e gli industriali in due diverse medie, creando ciò che oggi conosciamo come Dow Jones Industrial Average.
L’obiettivo di Charles Dow era quello di creare un punto di riferimento (benchmark) che proiettasse le condizioni generali del mercato e quindi aiutare gli investitori ad orientarsi meglio gestendo meglio i repentini cambiamenti del dollaro. All’epoca era un’idea rivoluzionaria, ma la sua implementazione era semplice. Le medie erano…semplici medie! In poche parole, per calcolare la prima media, Dow aggiunse i prezzi delle azioni e divise per 11 il numero di azioni incluse nell’indice.
Oggi il DJIA è un punto di riferimento per tutti gli investitori, in quanto tiene traccia delle azioni americane appartenenti a società considerate leader dell’economia e che sono presenti sia sul Nasdaq che sul NYSE. Nello specifico, il DJIA comprende 30 società a grande capitalizzazione, che sono scelte soggettivamente dagli editori del Wall Street Journal. Questi, solitamente, scelgono titoli di società che siano stabilmente operanti negli Stati Uniti e che hanno il ruolo di leader nel loro settore produttivo. Nel corso degli anni, le società presenti nell’indice sono state “modificate” per garantire che l’indicatore rimanga aggiornato in base all’andamento dell’economia americana. Di fatto, tra le società iniziali incluse nell’indice, solo la General Electric (GE) è ancora presente (anche se potrebbe non durare molto a lungo!).
Calcolo del Dow
Come avrete intuito, calcolare il DJIA oggi non è semplice come un tempo quando bastava sommare le azioni e dividere per 30. Il Dow ha vissuto in tempi in cui le fusioni aziendali e i dividendi azionari non erano comuni, quindi non aveva previsto come queste azioni avrebbero influenzato le medie dell’indice.
Per assorbire gli effetti delle variazioni di prezzo, quelli che calcolano il DJIA hanno sviluppato il cosiddetto divisore Dow, un numero “rettificato” che tiene conto di eventi come cambi nella composizione delle azioni, aumenti di capitale, scissioni, fusioni, etc, così da assicurare che tali eventi non alterino il valore dell’indice.
Per calcolare il DJIA, i prezzi correnti dei 30 titoli che compongono l’indice vengono aggiunti e quindi divisi per il divisore Dow, che viene costantemente modificato. Per dimostrare come funziona questo uso del divisore, creeremo un indice fittizio, l’Invest Mock Average (IMA). L’IMA è composto da 10 titoli, che ammontano a $ 1.000 quando i loro prezzi azionari vengono sommati. L’IMA quotato nell’indice è quindi di 100 ($ 1.000 / 10). Notate che il divisore nel nostro esempio è 10.
Ora, diciamo che uno dei titoli dell’IMA viene scambiato a $ 100 ma subisce uno split 2 per 1, ovvero subisce un dimezzamento a $ 50. Se il nostro divisore rimane invariato, il calcolo per la media dell’indice ci darebbe 95 ($ 950/10). Questo però non sarebbe accurato perché la divisione azionaria ha semplicemente cambiato il prezzo, non il valore dell’azienda. Per compensare gli effetti della divisione, dobbiamo regolare il divisore verso il basso a 9.5. In questo modo, l’indice rimane a 100 ($ 950 / 9.5) e riflette più accuratamente il valore del titolo nell’indice. Se siete interessati a trovare l’attuale divisore Dow, potete trovarlo su siti web specializzati, come quello del Chicago Board of Trade.
Ad ogni modo, per capire come la variazione di un titolo influisca sull’indice, bisogna dividere la variazione del prezzo dell’azione in questione per il divisore corrente. Ad esempio, se il prezzo delle azioni Walmart fosse di $ 5, dovete dividere 5 per il divisore corrente (ovvero, 0,14523396877348), che equivale a 34,42. Quindi, se il DJIA fosse aumentato di 100 punti nella giornata, Walmart era “responsabile” per 34,42 punti.
La metodologia del DJIA per il calcolo di un indice è nota come metodo ponderato in base al prezzo. Il lato negativo di questo metodo è che non riflette il fatto che una variazione di $ 1 per un’azione da $ 10 è molto più significativa di una variazione di $ 1 per un’azione da $ 100. A causa dei problemi associati alla ponderazione dei prezzi, la maggior parte degli altri principali indici, come l’S & P 500, sono ponderati in base alla capitalizzazione di mercato.
Nonostante tutte le sue carenze, il Dow Jones è ancora oggi uno degli indicatori più seguiti per monitorare le prestazioni del mercato azionario.
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