– News – Le trattative su Gedi, la fame di Flavio Cattaneo per la carta stampata

La trattativa risale allo scorso luglio: era arrivata a un passo dall’esito positivo. Non vi era mai stata un’offerta ufficiale, ma soltanto una manifestazione d’interesse. Cattaneo, che sul dossier era affiancato al fondo Peninsula Capital (lo stesso che di recente ha dato la disponibilità ad affiancare Mediaset nel polo europeo delle tv), avrebbe studiato il dossier Gedi con attenzione: valutando attentamente la somma delle parti con maggior focus sulle radio che possono godere sicuramente multipli più elevati.

I figli di Carlo De Benedetti stavano valutando l’offerta (attorno a 0.37 euro per azione), ma vicino alla meta era arrivato il parere negativo dell’amministratore delegato di Cir, Monica Mondardini. L’operazione era saltata, lasciando però l’impressione, tra gli addetti ai lavori, che il gruppo Gedi non fosse poi una roccaforte impossibile da espugnare e che nel futuro sarebbero potuti arrivare altri compratori. A posteriori, è comprensibile la ragione per cui Carlo De Benedetti ha provato in questi giorni a riportare nel suo perimetro l’azienda editoriale.

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Tornando a Cattaneo, avrebbe poi valutato altri investimenti nel settore dell’editoria senza però arrivare così vicino alla conclusione di un accordo, come nel caso di Gedi. Di sicuro al manager non mancano le risorse. Se si guardano soltanto i due periodi lavorativi in Ntv, e il poco più di un anno trascorso in Telecom il conto a suo favore sale ben al di sopra dei 50 milioni di euro. In particolare tra i 30 e i 40 milioni di euro in Telecom e altri quindici in Ntv dopo la sua uscita. Senza contare quanto percepito in Rai come direttore generale. Aggiungendo Viale Mazzini il saldo sale attorno ai 60 milioni.

Ma il vero bingo è stato l’investimento effettuato in Italo, passata due anni fa agli americani di Gip per 2,4 miliardi, considerando la somma versata ai venditori e l’accollo dei debiti. Per accettare il nuovo incarico in Italo il manager aveva voluto il 5 per cento circa dell’azienda e dopo sei mesi di distanza quelle stesse azioni pagate 15 milioni gli erano state comprate da Gip a 115,4 milioni.

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