– News – Milano regina d’estate tra le Borse. Il 2019 finora è da primato: +20%

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Il listino, nei primi nove mesi, ha corso più degli altri principali mercati dei Paesi industrializzati. Spinta confermata nel terzo trimestre (+3,7%) grazie alla Bce e settori anticiclici come quello delle utility

Vittorio Carlini

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3′ di lettura

Piazza Affari, almeno finora, recita nel 2019 il ruolo della protagonista. Il Ftse Mib, l’indice delle blue chip italiane, dal primo gennaio ad oggi (chiusura al 27/9/2019) guadagna il 20,16%. Si tratta del migliore andamento tra le principali Borse dei Paesi industrializzati.

Negli Stati Uniti sia l’S&P 500 (+18,15%) che il Nasdaq (+19,66%) hanno corso meno. Analogamente ai mercati europei dove il premio del secondo classificato è da consegnare a Parigi (+19,2%). In Estremo Oriente infine, al netto del listino minore di Shenzen (+22,8%), il Nikkei giapponese è rimasto più indietro (+9,3%). Certo: ampliando l’arco temporale lo scenario cambia. Wall Street, che danza intorno ai massimi storici, negli ultimi due anni ha guadagnato il 17,9% mentre la Borsa di Milano finisce in rosso (-2,5%). Rispetto, poi, all’ultimo quinquennio non c’è partita: da un lato l’S&P 500 sale del 46,07%; dall’altro le blue chip italiane devono accontentarsi della crescita del 4,2%.

Ciò detto, tuttavia, la performance dei primi nove mesi rimane e consente a Piazza Affari di considerarsi protagonista. Anche perchè nel terzo trimestre, mentre gli altri indici hanno spesso tirato il freno a mano, il mercato milanese ha nuovamente corso di più (+3,68%) dei suoi principali “concorrenti”

A fronte di ciò si domanda: cosa ha spinto Piazza Affari? I fattori che hanno aiutato sono diversi. In primis ci sono le aspettative sulla politica monetaria della Bce. È vero, le manovre delle banche centrali hanno perso molto appeal tra gli investitori. E però il 18 giugno, in quel di Sintra, quando il presidente uscente Mario Draghi ha annunciato una nuova fase fortemente espansiva i mercati più “sensibili” a simili manovre ne hanno tratto beneficio. Da un lato, scendendo il rendimento del BTp decennale, lo spread con il Bund ha accelerato la corsa verso il basso; dall’altro le banche italiane quotate a Piazza Affari, ancora imbottite di nostri titoli di Stato, si sono avvantaggiate. Tanto che, da quel 18 giugno, il Ftse italia bank guadagna circa il 10%.

Ma non c’è solo il mondo delle banche centrali. «Altro aspetto rilevante – spiega Raimondo Marcialis, ceo di Mc Advisory – è la variabile politica». Di là dalle singole valutazioni di merito, «la nuova maggioranza governativa, in cui la retorica anti-Bruxelles è di fatto assente, ha dato una mano». In realtà, va sottolineato, tra inizio anno e l’8 agosto, data in cui la Lega ha dato l’avviso di sfratto al precedente Esecutivo gialloverde, il Ftse Mib è comunque cresciuto intorno al 13%. Ciò detto però da quel momento ad oggi, mentre gli altri mercati battevano in testa, Piazza Affari è riuscita a mettere a segno un bel balzo (+5,2%). «È stata rilevante – riprende Marcialis – la percezione di u minore rischio-Paese». Un contesto che «non solo ha spinto ancora più giù il rendimento del decennale italiano, oggi sotto l’1%, ma ha mantenuto alto l’interesse per il nostro mercato “periferico”».

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