– News – Scuola, Docenti: 18 ore a settimana di lavoro extra non riconosciuto

(Teleborsa) – Secondo uno studio autorevole pubblicato a Trento, un insegnante lavora più di un dipendente pubblico. Per l’ARAN, infatti, un distacco sindacale equivale a 1.572 ore, ma un docente lavora fuori e dentro la scuola altre cento ore in più. Almeno. Ma con una paga inferiore rispetto ai dipendenti di enti locali e centrali, nonostante il delicato compito che rivestono. Dieci punti, comunque, sotto l’inflazione cresciuta negli ultimi dieci anni. La metà a fine carriera di un collega delle superiori in Germania con un terzo in meno di anni di contributi.

Tra gli impegni “sommersi” dei docenti si annoverano: stesura di programmazioni di materia di inizio e fine anno; stesura Pei e Pdf; attività di coordinamento (che sebbene retribuite, i compensi sono spesso irrisori e negli anni si sono sempre più assottigliati; organizzazione/partecipazione a uscite didattiche e viaggi d’istruzione; compilazione registri; stesura progetti; formazione; correzione verifiche scritte (riguardanti soltanto alcune materie); preparazione lezioni; preparazione ambienti di lavoro; colloqui con i genitori (che spesso tengono oltre i tempi stabiliti); riunioni varie (anche queste spesso vanno oltre i tempi stabiliti). In questi anni si sono, inoltre, aggiunte incombenze che riguardano i BES, le prove Invalsi, nonché quell’aggiornamento forzato e sommerso che ha riguardano l’adeguamento all’utilizzo di nuovi strumenti informatici per la “vita burocratica e didattica” dei docenti. Un impegno che si aggira sulle 14 mila euro annue.

“Ecco perché – dice Marcello Pacifico, leader Anief – bisognerebbe prevedere almeno 4 miliardi da destinare ai dipendenti della scuola, che corrispondono ad aumenti medi netti mensili di 240 euro. Solo a quel punto – superata la proposta attuale di fermarsi ai 70 euro di incrementi mensili già finanziati – potremmo dire che gli stipendi saranno adeguati al lavoro profuso, compreso quello extra, e alla media dell’Ue, rispetto alla quale si continua a registrare un gap notevole, perché a fine carriera c’è un disavanzo di mille euro medi mensili”.



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