– News – Elezioni UK, il trionfo di Johnson e il tonfo di Corbyn

(Teleborsa) – Da una parte il trionfo, dall’altra il tonfo. Due parole che, ironia della sorte, si somigliano al suono ma che beffardamente tratteggiano due condizioni praticamente opposte, come quella di Boris Johnson e del suo avversario Jeremy Corbyn con le elezioni nel Regno Unito che hanno fatto da spartiacque al confine che divide la vittoria dalla sconfitta.

BoJo RE PER UNA NOTTE – Così, mentre BoJo se la ride, re per una notte al posto della Regina Elisabetta gongolando per l’affermazione netta definita da molti un vero e proprio capolavoro che di fatto gli consegna una larghissima maggioranza assoluta a Westminster, le chiavi di Downing Street per i prossimi 5 anni e il lasciapassare per una Brexit che a 3 anni e mezzo dal referendum del 2016 diventa irreversibile, a Corbyn non resta che raccogliere i cocci del tracollo.

JEREMY COME THERESA – Avversari per tanto tempo eppure accomunati da un destino simile. Dopo Theresa May, la Brexit, dunque, miete un’altra illustrissima vittima. Man mano che, a notte inoltrata, iniziavano ad arrivare risultati disastrosi per il Labour disegnando i contorni di una sconfitta senza precedenti, in tanti erano già scesi in campo per chiedere le dimissioni immediate di Corbyn. Così, dopo aver ammesso “il deludente risultato” elettorale, lui stesso ha evocato le dimissioni. “Il comitato nazionale esecutivo (Nec) si riunirà nel prossimo futuro e deciderà”, ha anticipato Corbyn incalzato sui tempi dell’avvio delle procedure per l’elezione di un nuovo o di una nuova leader del Labour. “Sarà al principio dell’anno prossimo”, ha puntualizzato. Tradotto: Corbyn ormai ha i giorni politicamente contati.

JOHNSON IL PREDESTINATO – Se la Brexit avesse un volto, sarebbe sicuramente il suo, fatto di smorfie e capelli spettinati: disordinato, sornione, a volte goffo, quanto di più lontano dall’idea di perfezione e rigore, è riuscito, uscendo dagli schemi, a convincere gli inglesi che nonostante le tante gaffe inanellate, è lui l’uomo giusto per trascinare il Regno Unito fuori dall’Europa: un passaggio che gli consegna gli abiti del predestinato, al centro di un autentico crocevia della storia europea.



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