Investire in Cfd: rischi ed opportunità

Per chi non lo sapesse, i Cfd (acronimo inglese di Contract for difference, Contratto per differenza) sono tra i derivati più in voga negli ultimi anni nel settore finanziario!

In pratica, con questo particolare strumento, ad essere scambiato non è il titolo finanziario ma la differenza di valore dello stesso (quindi di un sottostante come per tutti i derivati) maturata tra il momento di sottoscrizione del contratto e la chiusura dello stesso.

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In questo modo, chi presta il titolo all’investitore tramite un Cfd, manterrà la proprietà del titolo reale, cedendo solo la sua performance economica per tutta la durata del contratto.

Il successo dei Cfd è motivato dalla loro opportunità di generare profitti sia con mercati al rialzo, che al ribasso (quindi in sintonia con la volatilità che da tempo sta caratterizzando i mercati finanziari), ma anche la duplice natura che caratterizza tutti gli strumenti derivati, ovvero la possibilità di essere utilizzati sia in chiave speculativa (da chi cioè cerca il guadagno a breve termine), sia come copertura da eccessivi rischi nel portafoglio.

Da non sottovalutare, infine, il vantaggio che offrono di poter operare 24 ore su 24, quindi anche al di fuori dei normali orari di Borsa (che per alcuni investitori possono coincidere con quelli di lavoro!).

Un’altra caratteristica di questi derivati è che consentono di operare a leva, cioè impiegando una quota di capitale ridotta rispetto alla somma che si intende realmente movimentare. Questa quota, chiamata margine, può variare da broker a broker, anche a seconda dell’asset class su cui si opera.

Così, se si fa trading scegliendo per sottostante un’azione e il margine per l’equity è il 10%, saranno sufficienti 1.000 euro per acquistarne 10.000! Se si registra una variazione dell’1% nel sottostante, questo andrà però rapportato a 10.000 e non a 1.000 (che quindi ammonterà a 100 euro).

Investire in CFD

Profitti e perdite

In caso di entrata long (in acquisto), l’acquirente dovrà pagare alla controparte un interesse per il prestito e realizzerà un guadagno se il valore del sottostante cresce, mentre in caso di perdita a trarne profitto sarà solo il venditore.
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Il tutto dovrà però essere calcolato al netto delle commissioni da pagare all’intermediario. Mentre, in caso di entrata short (vendita del sottostante, secondo i meccanismi delle vendite allo scoperto), si riceverà un interesse dalla controparte e si realizzerà ulteriore profitto nel caso in cui il prezzo del sottostante scenda.

La possibilità di operare short, offrirà un’opportunità di guadagno anche nelle fasi ribassiste dei mercati. Un altro elemento che gioca a favore dei Cfd è possibilità di fare trading senza pagare l’imposta di bollo sui profitti: infatti questi strumenti sono nati in Gran Bretagna nei primi anni Novanta proprio per “bypassare” la tassa della Regina sulle azioni!

Ma, come ben sappiamo, maggiori opportunità corrisponderanno a maggiori rischi! Quindi, l’investitore dovrà essere ben cosciente dei pericoli ai quali va incontro. Come abbiamo detto in precedenza, la leva finanziaria comporterà la possibilità che le perdite arrivino a “bruciare” la somma investita.

Così, per minimizzare i rischi, sarà fondamentale innanzitutto capire il funzionamento di questi strumenti, in modo da poter intervenire prontamente. Per far questo, l’investitore dovrà monitorare costantemente le posizioni aperte, considerato che la volatilità potrebbe provocare anche delle brusche oscillazioni in pochi minuti!

Infine, è importante anche fissare dei valori limite (gli stop loss), al superamento dei quali sarebbe consigliabile vendere, preferendo così una perdita limitata rispetto al rischio di un disastro totale!!

Come tutelarsi dai rischi dei cfd

Un broker può riuscire a tutelarsi dal rischio di ribassi eccessivi fissando un livello di margine minimo, cioè la somma depositata a garanzia dell’investimento. Infatti, se si scende sotto questo livello, scatterà la cosiddetta “margin call“: in questo caso, il trader sarà tenuto a ristabilire immediatamente il margine, altrimenti scatterà automaticamente la liquidazione della posizione.

Inoltre sarà possibile (ma non tutti i broker lo permettono!) mettere in atto altre forme di protezione, come gli stop garantiti, che pongono un limite alle perdite senza restrizioni sul potenziale profitto (si fisserà un livello al di sotto del quale scatterà lo stop, con la garanzia di chiusura dietro pagamento di un premio).

Sono anche possibili gli stop non garantiti, che si distinguono dai precedenti perché non garantiscono la chiusura allo stesso livello: in caso di crollo del mercato, potrebbe scattare l’attivazione dello stop su livelli più bassi. Un altro rischi a cui si va incontro nella compravendita dei Cfd è la mancanza di un premio da corrispondere all’investitore.

A differenza di altri derivati, i Cfd non hanno scadenza. Tuttavia, se la posizione viene lasciata aperta di notte, il broker procederà al calcolo del guadagno o perdita e all’accredito o addebito sul conto del cliente, con la posizione che verrà poi portata al giorno successivo.

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